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IL CNA CENTER DI CHICAGO
Nel cuore di Chicago, al 333 di South Wabash Avenue, si erge un grattacielo che per decenni ha rappresentato un punto di riferimento visivo e simbolico della città: il CNA Center, soprannominato “Big Red” per via della sua inconfondibile facciata rosso fuoco.
Con i suoi 183 metri di altezza distribuiti su 44 piani, è stato per lungo tempo uno degli edifici più alti e distintivi di Chicago.
Progettato dallo studio Graham, Anderson, Probst & White – lo stesso che ha firmato altri simboli dell’architettura americana come la Union Station e il Merchandise Mart – il grattacielo venne completato nel 1972, in piena era modernista.
A distinguerlo non è solo il colore: la sua struttura essenziale e il volume squadrato lo rendono un esempio canonico di efficienza e rigore geometrico.
Per anni, le finestre del Big Red hanno ospitato coreografie luminose visibili in tutta la città. Alcuni piani venivano lasciati bui o illuminati in modo da comporre numeri, simboli o messaggi visibili dall’esterno, una tradizione urbana apprezzata soprattutto durante eventi sportivi, festività o ricorrenze.
Un edificio iconico, dunque, ma anche una struttura che nel tempo si è rivelata vulnerabile a uno dei nemici più insidiosi dell’edilizia verticale: lo stress termico sui vetri.
Una minaccia spesso invisibile che si è manifestata in un modo davvero tragico.
UN TRAGICO MONITO: L’INCIDENTE DEL 1999 AL CNA CENTER
L’8 ottobre 1999, il grattacielo Big Red passò tragicamente dalle pagine di architettura alle cronache nere. Una finestra situata al 29° piano si staccò improvvisamente dalla facciata, precipitando al suolo con forza devastante.
A farne le spese fu Ana Bertha Flores, una donna di 38 anni che stava passeggiando con la figlia di tre anni lungo il marciapiede sottostante. Il vetro, di grandi dimensioni, la colpì in pieno. Morì sul colpo.
Quell’evento, apparentemente imprevedibile, rivelò un quadro allarmante: negli anni precedenti erano già state segnalate decine di rotture di vetri nello stesso edificio — oltre 40 casi documentati in soli cinque anni.
🔍 COSA EMERSE DALLE INDAGINI
Le indagini tecniche misero in luce una serie di problematiche già note ma mai affrontate con il giusto livello di attenzione:
- Le finestre presentavano microfratture causate da sollecitazioni termiche differenziali non previste in fase progettuale.
- I vetri monolitici installati negli anni ’70, privi di rinforzi meccanici o trattamenti di sicurezza, erano inadeguati per un uso su facciate esposte a forti escursioni termiche.
- Le manutenzioni programmate risultarono insufficienti: segnalazioni e anomalie erano state sottovalutate o rinviate.
L’edificio stesso divenne un caso scuola internazionale, portato come esempio nei corsi di architettura e ingegneria per illustrare il rischio reale legato alla mancata gestione delle patologie edilizie.
CNA Financial, all’epoca proprietaria del grattacielo, fu costretta a versare oltre 18 milioni di dollari alla famiglia della vittima per chiudere la causa legale.
DIAGNOSI POSTUMA: COSA NON HA FUNZIONATO
L’analisi post-incidente del grattacielo Big Red ha permesso di individuare con precisione le concause tecniche che hanno portato al distacco del vetro.
Tra tutte, una in particolare si è rivelata decisiva: lo stress termico differenziale. Un fenomeno spesso sottovalutato, ma potenzialmente devastante, soprattutto nei contesti dell’edilizia verticale.
🌡️ STRESS TERMICO DIFFERENZIALE: IL KILLER SILENZIOSO
Nel caso del CNA Center, la configurazione architettonica ha giocato un ruolo chiave. Le finestre erano incassate profondamente nella struttura, generando una marcata differenza di esposizione tra le varie zone del vetro. Mentre la parte esterna veniva irradiata dal sole e si riscaldava rapidamente, le porzioni interne – in ombra e vicine agli elementi strutturali – rimanevano fredde.
Questo sbilanciamento termico ha prodotto una tensione interna al materiale: dilatazioni non omogenee che, nel tempo, hanno generato microfratture nella lastra di vetro, spesso invisibili a occhio nudo, ma in grado di evolvere in fratture complete senza preavviso.
📌 Nel linguaggio tecnico si parla di “shock termico differenziale”: una condizione in cui la variazione di temperatura tra due aree contigue del vetro supera il limite di resistenza interna del materiale.
🛠️ PROGETTO, MATERIALI E MANUTENZIONE: TRE ANELLI DEBOLI
A peggiorare la situazione, sono emerse altre criticità:
- Progettazione senza margini di sicurezza: all’epoca della costruzione (anni ’70), il comportamento del vetro sotto stress termico non era ancora completamente compreso né normato.
- Vetri monolitici non rinforzati: l’edificio utilizzava lastre prive di trattamento termico o stratificazione di sicurezza, altamente vulnerabili alle sollecitazioni ambientali.
- Manutenzione non preventiva: anziché prevedere ispezioni strumentali regolari, la gestione dell’edificio ha adottato un approccio correttivo, intervenendo solo dopo episodi di rottura.
📉 RISULTATO: PERDITA PROGRESSIVA DI INTEGRITÀ
Nel corso degli anni, queste condizioni hanno trasformato le finestre del Big Red in veri e propri punti critici.
Ogni giornata soleggiata diventava un test di resistenza, ogni escursione termica aumentava il rischio. Fino all’inevitabile cedimento.
L’INTERVENTO: RIQUALIFICAZIONE STRUTTURALE COMPLETA
Dopo l’incidente del 1999 e le conseguenti pressioni mediatiche e legali, la proprietà dell’edificio – CNA Financial – avviò un intervento straordinario di riqualificazione totale dell’involucro vetrato.
Non un semplice aggiornamento, ma un vero e proprio progetto di retrofit strutturale, volto a ripristinare i requisiti minimi di sicurezza, prestazione e conformità normativa.
Il cuore dell’intervento fu la sostituzione integrale degli oltre 3000 vetri installati nelle finestre del grattacielo. Ogni singolo serramento venne rimosso e rimpiazzato con i nuovi elementi, selezionati secondo criteri tecnici ben più avanzati rispetto agli standard originali degli anni ’70.
🧩 LE TECNOLOGIE CHIAVE IMPLEMENTATE
- Vetro heat-strengthened: trattato termicamente per resistere a differenze di temperatura fino a 100°C senza fratturarsi.
- Pellicola di sicurezza PVB (polivinilbutirrale): applicata tra due lastre di vetro stratificato per impedire la dispersione di frammenti in caso di rottura.
- Sistemi di posa evoluti: con distanziatori strutturali, fughe elastiche e profili che compensano la dilatazione termica.
📊 OBIETTIVO: PASSARE DA REATTIVITÀ A PREVENZIONE
Questo retrofit non ha solo risolto un problema contingente: ha rappresentato un cambio di paradigma nella gestione della sicurezza degli edifici alti.
La logica non era più “riparare dopo il danno”, ma progettare per prevenire il rischio. Un approccio che oggi, a distanza di oltre vent’anni, è ancora più attuale e necessario.
COSA INSEGNA IL CASO BIG RED A PROGETTISTI E TECNICI EDILI
Il caso del CNA Center di Chicago non è un’anomalia irripetibile, ma un campanello d’allarme valido per chiunque si occupi di progettazione, installazione o manutenzione di serramenti in involucro verticale.
Le dinamiche che hanno portato al cedimento del vetro sono purtroppo replicabili, oggi come ieri, in moltissimi contesti edilizi, soprattutto in edifici ad alte prestazioni o con facciate vetrate complesse.
🛠️ LE 5 LEZIONI CHIAVE PER I PROFESSIONISTI DEL SETTORE
- Progettare in funzione delle sollecitazioni ambientali reali
L’orientamento solare, la profondità del vano finestra e le escursioni termiche devono essere considerati in fase di progettazione. Non è sufficiente calcolare lo spessore del vetro: serve un’analisi termo-meccanica completa. - Mai sottovalutare lo stress termico
Le differenze di temperatura tra aree contigue di una lastra possono raggiungere valori critici anche in climi moderati. Il vetro può resistere a sollecitazioni elevate solo se trattato adeguatamente e se installato in modo conforme. - Scegliere vetri idonei per uso in altezza
Nei grattacieli o edifici esposti, è imperativo l’uso di vetro stratificato di sicurezza, temperato o heat-strengthened, in combinazione con pellicole antischeggia certificate. - Integrare la sicurezza nel sistema finestra
Telaio, guarnizioni, ancoraggi, sigillanti: ogni componente deve essere coerente con il comportamento del vetro. Un vetro sicuro, se installato male, è comunque un rischio. - Stabilire un piano di manutenzione preventiva
Non basta osservare: servono ispezioni periodiche con strumenti diagnostici (termografia, martinetti a depressione, endoscopie da intercapedine) per individuare microfratture o anomalie prima che diventino criticità.
DALLA REATTIVITÀ ALLA RESPONSABILITÀ
Il vero insegnamento del Big Red non riguarda solo il vetro, ma la cultura tecnica del costruire in sicurezza.
Un serramento non è mai un elemento isolato: è parte di un sistema complesso che interagisce con ambiente, struttura e utilizzo. Trascurare un dettaglio, anche solo la scelta del trattamento del vetro, può avere conseguenze gravissime.
Per chi lavora nel campo dell’involucro edilizio, il compito è chiaro: non limitarsi a fornire e installare, ma diagnosticare, prevenire, responsabilizzare.

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